IL FRATELLO GIULIANO
Sulla base di testimonianze documentarie, Giuliano è fratello dei pittori Giovanni e Zangolo da Rimini. Il dossale ora al Museo Isabella Stewart Gardner di Boston firmato e datato 1307 è la sua unica opera certa. Per lungo tempo la personalità artistica di Giuliano è stata studiata esclusivamente sul grande dossale che in origine si trovava sull'altare della chiesa della Confraternita di San Giovanni Decollato, annessa al cimitero dei frati minori francescani di Urbania. Al centro del dossale è raffigurata la Madonna col Bambino in trono, ai lati, su due registri sovrapposti e racchiuse entro edicole gotiche San Francesco che riceve le stigmate, San Giovanni Battista, Santa Chiara, Santa Caterina d'Alessandria a destra: San Giovanni Evangelista, Santa Maria Maddalena nel deserto, Sant'Agnese, Santa Lucia. I panneggi profondi e la figurazione ampia e dilatata sottolineano la precoce adesione al linguaggio di Giotto, con precisi riferimenti al ciclo di Assisi. In stretto rapporto di stile con il dossale appare la bella Madonna col Bambino in trono affrescata nella chiesa del Carmine di Urbania, già riconosciuta a Giuliano da Zeri. Un consenso pressoché unanime ha incontrato invece la restituzione a Giuliano della decorazione ad affresco della cappella a destra di quella maggiore nella chiesa di San Francesco a Fermo, con l'Annunciazione, l'Incoronazione della Vergine e altri frammenti. Nel 1308 affrescò la Crocifissione nel Convento di San Pellegrino a Forlì aderente al modello della croce riminese di Giotto. Il polittico con al centro l’Incoronazione della Vergine già appartenente alla collezione del duca di Norfolk testimonia un avvicinamento ai modi più gotici e ai valori lirici e decorativi tipici del fratello Giovanni. Databili al 1310-1320 sono la croce di Sassoferrato e il maestoso affresco con la Crocifissione in San Marco a Jesi. Gli sviluppi in senso gotico del suo linguaggio possono essere collegati all'affermazione imminente, intorno al 1320, della forte personalità di Pietro da Rimini, unita al consueto rapporto problematico con la cultura più complessa e impegnata del fratello Giovanni. La sua collaborazione con Pietro nella chiesa degli Eremitani a Padova è documentata da una fonte del 1527. La circostanza è confermata dai frammenti di affreschi, staccati, con Storie di Cristo conservati nel Museo civico di Padova, purtroppo giunti a noi in pessime condizioni di conservazione. Tale collaborazione è stata estesa da parte della critica anche al ciclo di Tolentino. Giuliano ripropone i modelli giotteschi con una figurazione ampia con spessore plastico, sovente ha un rapporto dialettico con il fratello, che predilige un giottismo intriso di radici tardoclassiche. Nel secondo decennio del Trecento accoglie l’evoluzione in senso gotico della scuola.