LE TAVOLE FIRMATE
Studiare la pittura riminese del Trecento non è un'impresa facile, molto è andato perduto, a cominciare dagli affreschi che Giotto aveva lasciato nella chiesa di San Francesco, distrutti già nel Quattrocento da Sigismondo Pandolfo Malatesta, che aveva il desiderio di rinnovare la chiesa, oggi meglio conosciuta come Tempio Malatestiano.Tale perdita è la causa principale dell'arrovellamento della critica d'arte sulla data dei lavori riminesi del maestro fiorentino, sempre oscillante tra un prima e un dopo il soggiorno padovano durante il quale affrescò la Cappella degli Scrovegni (1303-05). Rimane poco anche delle opere d'arte dei maestri riminesi. Preziosissimi sono al rigurdo due opere su tavola eccezionalmente firmate e datate: il dossale di Boston, firmato e datato nel 1307 da Giuliano, e il Crocifisso conservato nella chiesa di San Francesco a Mercatello, le cui firma e data sono però entrambe controverse. Essendo infatti firmato "Johannes" indusse alcuni storici dell'arte, a partire da Berenson, a leggervi la firma di Giovanni Baronzio e ad accettare la data, non facilmente leggibile, del 1345. Ciò oggi, anche grazie alle precisazioni di Volpe che mise in dubbio la lettura di questa data, appare assurdo, in quanto lo stile dell'opera è impensabile per un artista di metà secolo, risultando invece perfettamente rispondente al primissimo Trecento. Oggi la tavola viene finalmente letta come opera del grande iniziatore dell'arte riminese, Giovanni da Rimini, e la data arretrata a un più probabile 1309 o 1314.